GENTE DI PIAZZA TAHRIR

[…] Ma la piazza non ha più paura, e la violenza inaudita delle forze dell’ordine non è sufficiente a convincere i manifestanti ad abbandonare Tahrir. Sanno di rischiare la vita, ma restano lì. Mentre di minuto in minuto giungono notizie drammatiche riguardo al numero di morti e feriti, i ragazzi a Tahrir si annotano sul braccio, a penna, il numero di telefono di famigliari o amici per poter essere identificati in caso di morte. Una ragazza scrive su Twitter “Abbiamo tutto da perdere e tutto da vincere”, parole che mi fanno ripensare al testo di una bellissima canzone di De Gregori, La Storia siamo noi. Quei ragazzi sanno che la posta in gioco è molto alta, che si tratta di difendere la rivoluzione di gennaio, di fare in modo che tutto quel che è stato fatto finora non sia stato fatto invano. Non vogliono sentir parlare di compromessi con il regime militare e sono disposti a pagare in prima persona, anche con la propria vita, per veder realizzato il loro sogno di democrazia, di libertà e giustizia sociale. Leggi l’articolo completo di Barbara Teresi “Non chiamateli ragazzi”.