La storia di Francesco

Sono nei Quartieri Spagnoli, quelli che i giapponesi, intimiditi dalle descrizioni semplificanti delle guide turistiche, fotografano solo da lontano. Il luogo pullula di delinquenti, gente spietata, che per procurarsi un po’ di cocaina è capace di qualsiasi cosa. Come i selvaggi Uroni, scendono a Via Toledo, facendo razzia delle borsette e degli ori dei passanti, e rintanandosi poi nei meandri dei vicoli. Studenti e immigrati di ogni continente trovano alloggio in questo luogo. Sono soprattutto giovani, e tra loro non mancano i radical-chic che preferiscono la veduta sul vicolo con la spazzatura a quella di Posillipo e del golfo. Loro non sanno che a Napoli un ragazzo può lavorare come garzone per 50.000 lire a settimana, o come commesso per 600.000 lire al mese, con l’unico requisito di saper parlare italiano. Ma non importa. Non importa se a 10 anni devi fuggire di casa costretto dalle pesanti mani di un padre che ancora una volta ha bevuto troppo. Non importa se a 7 anni puoi rimanere legato ad un letto anche per una settimana e se tua madre per difenderti viene accoltellata. Non importa se ti vedi portare via dagli assistenti sociali sei fratelli. Non importa se la tua famiglia accetta di vivere all’ ombra di qualcuno, rischiando la galera. Non importa se tutte le droghe che vuoi le trovi dentro casa. Non importa se in ogni famiglia che ti circonda, si vive un dramma: prigione, AIDS, omicidi, povertà. Non importa se “Buona Domenica” e “Il Grande Fratello”, sono le uniche forme di cultura che attraversano i muri dei Quartieri. Non importa se continui a infliggerti tagli e ferite su tutto il corpo. Non importa se anche in galera trovi un secondino che ti picchia ogni volta che beve. Non importa se per fuggire da tutto questo decidi di volare da una finestra. Non importa se tua madre per non vederti morto ti denuncia alla polizia. Non importa se dai 16 ai 21 anni sei rimasto libero solo tre mesi. Non importa ma questa è la storia di Francesco.