Sospesi

La sospensione corporale è una pratica antica delle popolazioni tribali di diversi continenti, le cui prime tracce sembrerebbero risalire a migliaia di anni fa.Oggi alle valenze religiose e rituali del passato si sostituiscono motivazioni differenti, fortemente soggettive, sempre più lontane dalla dimensione collettiva e dalla valenza sociale delle celebrazioni indù e dei riti di iniziazione dei nativi americani. Alle certezze della tradizione si sostituiscono l’instabilità e la precarietà di un presente “sospeso” ma allo stesso tempo ad essa si attinge, creando nuovi significati o distruggendo ciò che resta di quelli esistenti.Il processo di ricreazione di un’esperienza “primitiva” e l’idealizzazione dell’autenticità che la caratterizza diventano funzionali al raggiungimento di obiettivi strettamente legati alla sfera individuale. Interrogarsi sulle ragioni che spingono sempre più persone, prevalentemente giovani, a sottoporsi a queste pratiche, che spesso vengono ricondotte al movimento subculturale dei modern primitives di Fakir Musafar diffusosi prima negli Stati Uniti e nel resto del mondo poi a partire dagli anni ‘60, non conduce a risposte univoche ed è forte il rischio di incorrere in semplici schematizzazioni: sadismo, masochismo, esibizionismo, narcisismo, rifiuto della società, appropriazione culturale, valenza spirituale, risvolti sessuali, solipsistica ostentazione dell’io, funzione terapeutica, body art.Il Suspension Experiences Kamp 2K22 rappresenta uno dei raduni più suggestivi per chi pratica abitualmente la “body suspension” in Italia. Il luogo prescelto per organizzare l’evento si trova nascosto tra i boschi della riserva naturale di Cavagrande in Sicilia, nel territorio del comune di Noto. Le diverse postazioni sono immerse in un groviglio di platani, salici, oleandri, edere e felci attraversato dalle acque refrigeranti del fiume Cassibile e dei piccoli torrenti che vi affluiscono creando piccoli laghetti e piscine naturali. Il canto delle cicale è continuo ed ipnotico.La natura incontaminata accoglie e non giudica, il luogo cancella ogni riferimento temporale creando uno spazio sicuro in cui esprimersi ed esplorare o fuggire ed annichilire.La piccola comunità che si è venuta a creare, in pochi ma intensi giorni di condivisione, si stringe intorno alle necessità del singolo, lo sostiene, lo rassicura, lo protegge, lo accompagna con cura in ogni passaggio.Corpi trafitti ed emozioni sospese volteggiano in un limbo dipinto dalla luce che, filtrando attraverso gli intrecci arborei e riflettendosi sull’acqua cristallina sottostante, ne disegna i limiti materiali ed immateriali. Connessioni invisibili si attivano e si moltiplicano ad ogni penetrazione, ad ogni oscillazione, fino a raggiungere un rarefatto equilibrio dove l’antagonismo tra dolore e piacere si dissolve lasciando spazio a nuovi stati di coscienza e inaspettate percezioni dei sensi. La sequenza fotografica utilizza prospettive ed angolazioni differenti per guidare lo sguardo oltre l’ordinario e attraversare i mondi di chi tenta disperatamente di opporsi ad una esistenza anestetizzata, ai continui sovraccarichi cognitivi del quotidiano, al senso di soffocamento esistenziale, attraverso l’esasperazione della percezione, l’esaltazione del controllo, fino a giungere a uno stato di totale abbandono, meditativo per molti, liberatorio per altri, che disvela le tensioni, le attraversa, le trasforma, conducendo all’estasi, alla pace interiore, alla catarsi, e si conclude, spesso, con una inaspettata esplosione di gioia, una indescrivibile euforia, una forte consapevolezza di se stessi. Il sopra ed il sotto si scambiano di posto in un mondo che è già alla rovescia. La forza di gravità è sovvertita in una spinta che solleva, travolge, destabilizza, fa volare.L’immagine cattura l’esigenza del sentire, l’atarassia dei volti trasmuta il grido silenzioso dell’autolesionismo in una veduta onirica.